Oggi (17/01/2022) durante la meditazione ho evocato uno degli eventi più traumatizzanti della della mia infanzia (uno che spicca tra i vari).
Ho 12 anni, è l'estate del 1979, mia madre, la mia sorellina e io stiamo trascorrendo le vacanze a IsolaVerde, una località vicino a Venezia, a sud della laguna.
La separazione tra i miei genitori è avvenuta qualche mese prima, l'idea di andare in vacanza noi tre è probabilmente un tentativo di mia madre di instaurare una “nuova normalità”, di far finta di nulla e indurre serenità nella nostra vita.
Ma non funziona, mio padre ora abita nella nostra precedente casa in mezzo alla campagna, un'enorme casa vuota, ed è andato , appare all'improvviso nel campeggio, irrompe nel nostro bungalow mentre mia madre sta facendo la doccia e inizia a picchiarla.
Mi accorgo di quello che sta succedendo solo perché sto tornando dopo un bagno al mare in quel preciso momento, sento mia madre che urla e quando entro nel bungalow la scena è quella di un film horror, il box doccia, fatto di vetro bianco, è schizzato di sangue all'interno al punto da apparire quasi completamente rosso.
Mio padre e mia madre sono entrambi dentro il box doccia, l'acqua continua a scorrere, mia madre è nuda e urla, mio padre è vestito, completamente bagnato e la picchia.
Scappo fuori dal bungalow in cerca di aiuto, ho la malsana idea di dire al primo gruppo di adulti che trovo (tutti maschi) qualcosa del tipo: "mia madre e mio padre litigano, mio padre la picchia, per favore aiutateci".
E mi rendo subito conto del mio errore: non capiscono il pericolo della situazione, mi rispondono solo che possono verificarsi litigi tra moglie e marito e non osano intromettersi nella loro vita di coppia.
Capisco che nessuno ci aiuterà, almeno non rapidamente, non in tempo.
Torno di corsa al bungalow piangendo, sapendo che la mia unica opzione è affrontare una lotta impossibile con un adulto forte e aggressivo, ma per fortuna mio padre, pericoloso e imprevedibile come un uragano, se n'è andato! Mia madre è malconcia, ancora macchiata di sangue e in lacrime, ma sana e salva, senza ferite gravi.
La meditazione continua, ho lavorato molto su di me per affrontare i miei traumi personali e quando rivisito eventi come questo mi concentro sul senso di perdono che ho capito con il tempo essere la cosa fondamentale, perdono verso mio padre, ma soprattutto verso me stesso, verso il mio bambino interiore, lo abbraccio, lo rassicuro, tutto andrà bene, tutto va bene, in un modo o nell'altro, tutto va bene ADESSO.
La mia Meditazione finisce e sono felice, pronto per iniziare una nuova meravigliosa giornata.
Hai avuto qualche trauma o evento spiacevole durante la tua infanzia? Come hai affrontato la cosa quando sei cresciuto? che cosa hai fatto per superare il tuo trauma?
(Quanto segue è rivolto maggiormente a terapisti:)
Non so tu, ma a me ci è voluto un po' di tempo per capire che il compito principale in un percorso terapeutico molto spesso è legato al perdono necessario per i propri sensi di colpa, all'auto-perdono, infatti anche in eventi come questo il paziente tende a sentirsi in colpa per ciò che ha fatto , o per ciò che non ha fatto, per ciò che avrebbe potuto fare……invece di riconoscere semplicemente il fatto che difficilmente un bambino avrebbe potuto fare qualcosa.
Sei d'accordo con questa affermazione? Qual è la tua esperienza personale più significativa come terapista al riguardo?