Ho iniziato a fumare a 15 anni, per curiosità, ho sviluppato subito una dipendenza e il prezzo da pagare per essere un fumatore si è rivelato subito enorme.
Lentamente ma costantemente l'attività fisica è diventata più un peso da abbandonare che un piacere da perseguire e nel giro di pochi anni ho abbandonato completamente lo sport, tossivo un po' praticamente tutto il tempo, indipendentemente dal fatto che fossi malato o meno, era meno resistente nei periodi di stress perché il numero di sigarette era alle stelle al punto da farmi vomitare di tanto in tanto durante la giornata, e vari altri inconvenienti “minori”, per non parlare del costo economico complessivo. Nonostante tutto ciò è stato solo dopo diversi anni, durante gli studi universitari, che ho deciso di smettere. Al mio primo tentativo tutto sembrava a posto (nota: all'epoca sviluppai e applicai solo d'istinto la parte fondamentale del protocollo per smettere di fumare che propongo ai miei clienti anche adesso), sono riuscito infatti a smettere, ho resistito a qualsiasi tentazione, già dopo poche settimane ho avuto la netta sensazione che la mia voglia di fumare fosse naturalmente diminuita e ho ingenuamente pensato che fosse finita.
Purtroppo così non è stato, infatti dopo circa un anno sono tornato a risolvere il mio problema.
È iniziato come un augurio “leggero”? La storia che mi raccontavo suonava più o meno così: “OK Marco, hai imparato a smettere di fumare ed è passato ormai più di un anno, ma fumare sì è uno dei piaceri della vita, il punto è che hai per imparare a goderselo con moderazione, ci sono anche atleti e ballerini professionisti che fumano, se loro possono farlo perché non puoi farlo anche tu?”.
Quindi, con l’idea di “normalizzare” l’abitudine al fumo, migliorando la qualità generale della mia vita e la fiducia in me stesso, ho deciso di mettermi una sigaretta in bocca. Nel giro di una settimana sono tornato al mio “abituale” consumo di sigarette, che tra l'altro era qualcosa meno di una scatola da 20 al giorno, tutti i problemi correlati sono ricominciati compresa la dipendenza psicologica, la fiducia in me stesso era finita e ci sono voluti un po' prima che raccogliessi di nuovo le forze per tornare sui miei passi.
Alla fine ho smesso di fumare di nuovo e ora, mentre scrivo questo articolo, dopo più di 25 anni sono ancora un non fumatore. Le lezioni che ho imparato nel mio percorso di crescita personale e come futuro Coach e terapista sono le seguenti:
1) Quando si abbandona una dipendenza come il fumo si deve presumere che ci saranno alcuni tentativi di boicottaggio/battuta d'arresto, il modo in cui la mente inconscia cerca di boicottare può variare ampiamente da persona a persona, nel mio caso per il fumo è stata un'idea subdola e attraente che potevo "controllare il mostro", che ero abbastanza forte per farlo e goderne i benefici, perché l'altra persona può essere qualcosa di completamente diverso. Il punto è: meglio parlarne al cliente fin dall’inizio, personalizzando un’eventuale mentalità del “non abbassare mai la guardia”, preparandosi ad un possibile “agguato” casuale in futuro.
2) Non consiglierei di suggerire al cliente che affrontare la sua dipendenza è “facile” e che probabilmente basterà una sola sessione, al contrario, proporrei di programmare alcune sessioni lontane nel tempo, e utilizzare quelle sessioni per rinforzare la nuove abitudini positive (rafforzare l’ancora se hai utilizzato quella tecnica) e rendere ancora più visibili i benefici derivanti dall’abbandono della dipendenza.
3) Ricorda sempre una delle mie citazioni preferite di Bruce Lee: “Non sottovalutare mai il tuo avversario”, se questo valeva per lui riguardo al combattimento, può benissimo valere per ogni coach/inoterapeuta del pianeta!