MARCO FORNARO 

Marco Fornaro

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La notte brava della mia nonna materna

2023-08-27 19:07

Marco Fornaro

LETTERATURA, LE_MIE_STORIE, StorieDiFamiglia, 2000013,

La notte brava della mia nonna materna

Vita da ostetrica ai tempi del fascismo


All’epoca del ventennio fascista e durante la seconda guerra mondiale, nella profonda campagna veneta, il ruolo della Donna, specialmente negli strati piu’ poveri e numerosi della popolazione, era saldamente demarcato e plasmato su un modello patriarcale, c’erano non piu’ di 3 figure tipo, di modelli o archetipi a cui fare riferimento: 

a) L’angelo del focolare (la brava donna di casa)

b) la suora

c) La prostituta.
Tutto il resto semplicemente non era contemplato.
Il detto popolare comandava, per la brava donna di casa che “la piasa, la tasa, e la staga a casa”, cioe’ la donna deve piacere, tacere, e stare a casa (i figli non erano menzionati perche’ si davano per scontati…altrimenti che casa era?....e soprattutto….di che donna si stava parlando?).
In questo contesto c’era per quel che ne so un’unica autorevole eccezione, almeno in ambito rurale: il mestiere di Ostetrica, professione appunto di mia nonna materna.
Infatti i dottori erano pochi e non semplicemente accessibili, la popolazione, e soprattutto le donne incinta da seguire erano tante, con poca propensione a spostarsi e mezzi per muoversi, e distribuite in un territorio vasto con strade approssimative e cronica carenza di mezzi di trasporto pubblici, a ciò si aggiunga il fatto che in un ambiente così povero spesso le donne, pur incinte, contribuivano ai lavori necessari, e non parlo solo di quelli domestici ma anche del pesante lavoro sui campi, che alcune (testimonianza diretta di mia nonna), tendevano a proseguire addirittura fino all’inizio delle doglie.
Ergo, per seguire e far partorire in casa la moltitudine di donne incinte ubbidienti alle tradizioni ed ai dettami del regime fascista le ostetriche finivano di fatto per sostituire i medici, e mia nonna faceva esattamente questo, dotata di un esile motorino “mosquito”, resistente alle intemperie nonostante fosse notoriamente molto freddolosa (in inverno per andare in motorino si bardava come un astronauta) e per niente “atletica” riusciva a muoversi in lungo e in largo in una “condotta” sterminata come quella di Correzzola, seguendo le sue partorienti dall’inizio delle gravidanza, alle volte andava a trovarle anche solo per verificarne le generali condizioni di salute, fino al parto vero e proprio, che era comune avvenisse proprio a domicilio, con i mezzi ed il supporto fornito dalla famiglia.
I bambini hanno il brutto vizio di nascere a qualsiasi ora del giorno e della notte, ed infatti a qualsiasi ora del giorno e della notte poteva presentarsi qualcuno a casa di mia nonna per avvisare che il lieto evento era ormai prossimo, mia nonna Tullia (Talpo Angela, sposata Salmistraro, ma sopprannominata e universalmente conosciuta come la “Tullia”) allora si preparava in tempi minimi e partiva a bordo del suo fido mosquito, arrivando a destinazione spesso prima del ritorno del portatore della missiva (che di solito arrivava in bicicletta).
Il lavoro di Ostetrica in quelle condizioni aveva dato a mia nonna uno status speciale ed unico, era amata e temuta da tutti in quanto considerata indispensabile per la comunità, ergo era l’unica figura femminile che anche i più agguerriti e machisti patriarchi erano costretti a trattare con un certo rispetto, a lei non si applicavano i canoni “normali” di comportamento riservati al gentil sesso, in particolare relativamente al silenzio e alla deferenza nei confronti dei maschi, mia nonna era infatti famosa per la comunicazione diretta, in alcuni casi brutale, e in altri casi colorita.
Per avere un’idea della “anomalia” vivente che mia nonna rappresentava riporterò il seguente episodio: un mattino molto presto, esausta dopo una notte passata ad aiutare una partoriente, come al solito a bordo del suo ciclomotore, mia nonna si imbatte’ in una sorta di posto di blocco che uno dei gerarchi fascisti locali aveva improvvisato.
Sembra infatti che i fascisti locali avessero la abitudine ogni tanto di farne uno, si improvvisavano forze dell’ordine pur non avendone la qualifica, fermavano la gente di passaggio domandando l’esibizione di documenti e chiedendo informazioni di varia natura, e ogni atteggiamento non “consono” era immediatamente una scusa per molestare ed intimidire, le ragioni di tale pratica erano sconosciute.
Quel mattino il ras fascista locale in persona, spalleggiato da altri loschi individui, fermò mia nonna e le chiese da dove venisse e quale fosse la ragione per cui si aggirava in una landa desolata la mattina presto, mia nonna fu molto infastidita dello stop, lo guardò un attimo in silenzio e poi cominciò il seguente dialogo, che riporto di seguito, sia in dialetto veneto che in Italiano.

 

Nonna

Mi? Da dove che vegno mi e cossa go fatto mi?

Io?, da dove vengo? e cosa ho fatto io?

Fascista

SI!...ea!...cossa xee che ghe fa ea qua a sta ora?

SI!, LEI!, cosa ci fa qui a quest’ora LEI?!

(silenzio)

Nonna

Mi? ….mi so stada a una festa, go baea tutta ea note, e adesso xo drio tornar casa

Io?....Io sono stata ad una festa, ho ballato tutta la notte, e adesso sto tornando a casa

Fascista

Cossa? Me volla tol par cuo?

Cosa? Mi vuol prendere per il culo?

Nonna

Mi?, Mi la togo in giro?....el se yu chle me tol pal cesto!...no’l me conosse?, no’l sa chi che xo mi?, no’l vede da dove che rivo e dove xo drio andar?....cossa l pensa che posso aver fato ? ….percossa me fa domande che’l sa xa ea risposta?

IO?, dice che io la prendo in giro? e’ LEI che mi vuol prendere in giro, non sa chi sono, non vede da dove vengo e dove sto andando…..secondo lei cosa sono andata a farci questa notte da quelle parti?.....perche’ mi fa domande di cui gia’ conosce bene le risposte?


Il fascista continuò per un po’ a lamentarsi del comportamento di mia nonna, ma di li a poco penso’ bene di lasciarla andare, anche se le scuse che aveva chiesto non erano mai arrivate.


 

Professional World changer @ non mi importa dei diritti legali, ma faccio causa ai bugiardi